La pandemia ha portato e porterà con sé oltre che delle conseguenze sulla salute dei cittadini, delle conseguenze sull’economia mondiale. La presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, ha più volte sottolineato che gli effetti del covid si vedranno nel 2022.
Nonostante la campagna vaccinale e un ritorno lento alla normalità che ha dato un po’ di respiro ai mercati, il virus continua ad avere un forte impatto su alcune attività, soprattutto alla luce dello sviluppo di nuove varianti.
È il caso della variante Omicron, individuata di recente nel Sud Africa, e ritenuta molto contagiosa dall’OMS, tanto che c’è stata una forte accelerata da parte dei Paesi economicamente sviluppati alla somministrazione delle terze dosi.
Il capo di Data Insights, Mark Ainsworth, ha rilevato, analizzando i nuovi dati della pandemia, che l’Omicron corre in maniera preoccupante nell’Africa meridionale, dove i casi aumentano di quasi il 20% ogni giorno. La situazione è più contenuta in Europa, dove l’aumento registrato si aggira intorno al 5% giornaliero.
Fra le motivazioni della nuova incidenza di casi covid c’è certamente l’arrivo della stagione invernale e la corsa ai richiami con tantissime dosi in scadenza, al di là dello sviluppo di nuovi varianti, che comunque potrebbero essere coperte dai vaccini attualmente iniettati.
Per quanto riguarda la variante Omicron ancora non si sa se i vaccini disponibili siano del tutto adeguati, ma è già palese che la pericolosità di questo virus aumenta nel caso di non vaccinati. Se si parla, invece, della sua diffusione, il contagio è molto facile e non risparmia i vaccinati.
Anche in Africa dove la copertura vaccinale è inferiore rispetto ai nostri Paesi, il virus ha colpito maggiormente chi non si è sottoposto a vaccinazione. Per ora lo strumento di protezione più efficace sembrerebbe limitare gli spostamenti, anche se, in molti casi è già tardi. In Gran Bretagna, per esempio, la diffusione della nuova variante è già molto elevata.
Più cauti nelle riaperture sono stati e continuano ad essere Israele e il Giappone che hanno subito chiuse le frontiere e hanno introdotto regole più rigide per la quarantena dei turisti provenienti dall’Africa.
Nuove chiusure condizionerebbe negativamente l’economia mondiale, già provata dal primo anno di pandemia, quando ancora non avevamo la possibilità di vaccinarci, ma adesso con i vaccini l’obiettivo dei governi resta massificare la percentuale di popolazione in possesso di green pass, e nel caso dell’Italia di super green pass.
L’immunità di gregge è un obiettivo purtroppo, almeno al momento, mancato; tuttavia, molti virologi parlano del covid come un virus che potrebbe essere verso una fase non più pandemica ma endemica e molto probabilmente dovremmo fare il richiamo del vaccino covid, come quello influenzale, ogni anno. Ovviamente queste restano ipotesi messe sul tavolo in base ai dati attuali, ma la variante Omicron potrebbe determinare nuovi scenari.
L’andamento dei mercati nel secondo semestre del 2021 aveva registrato un miglioramento dovuto alle aperture, all’aumento dei vaccinati e della fiducia riposta nella fine dell’incubo. Ora questa nuova variante potrebbe indurre gli investitori e scoraggiare alcuni settori lavorativi che erano ripartiti a fatica, a differenza di altri che, invece, col covid hanno aumentato i loro fatturati. Chiaramente si tratta di tutte quelle attività che coinvolgono la sicurezza, le prestazioni medico-sanitarie e il potenziamento del lavoro digitale.
Quando c’è un’emergenza sanitaria di questa portata i primi segnali di rigidità arrivano dalle banche che aumentano i loro tassi di interesse. Questa è solo una delle conseguenze della diffusione del covid, ma anche nel nostro Paese abbiamo già potuto notare come la pandemia abbia influenzato l’aumento delle accise, basti pensare al prezzo della benzina, per esempio, e al rincaro di altre materie prime.
Se parliamo, invece, degli Stati Uniti e Wall Street da un punto di vista degli investimenti, il growth può essere preferito al value che potrebbe vedere quindi gli Usa come vincenti in questa sfida.
L’importanza dell’analisi dei dati
Specialmente di fronte a situazioni di crisi ed emergenza, l’attività di data analysis è fondamentale per studiare e capire l’andamento, sotto vari aspetti, di una situazione e poterne quindi prevedere la portata e gli effetti anche nel tempo.
Dall’analisi dei dati dell’inizio della pandemia era venuto fuori che i mercati avrebbero perso miliardi di euro a causa delle chiusure e delle incertezze derivanti dall’impossibilità di avere una data di scadenza per la fine del contagio.
Adesso gran parte dei maggiori analisti sul mercato stanno lavorando alle informazioni più recenti, derivanti dalla diffusione di nuove varianti e in particolare di quella Omicron, che è risultata doppiamente più contagiosa, in termini percentuali di diffusione, della Delta.
Ovviamente il data analysis non si limita all’elaborazione di dati in situazioni di emergenza, ma è praticamente la base per sviluppare strategie economiche che tengano conto di tutte le tendenze. In che senso? Oggi qualsiasi attività svolgiamo attraverso internet, e non solo, è tracciata e quindi tutti i nostri dati vengono raccolti tutti insieme e diventano oggetto di studio degli analisti.
In questo modo si definiscono dei profili che tengono conto di tutte le abitudini delle persone in ogni settore e per questo motivo, soprattutto le grandi aziende, sono sempre alla ricerca di figure da impiegare nel campo del data analysis, affinché elaborino nuovi piani aziendali in linea con i trend degli utenti.
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